Una nuova, rivoluzionaria misura della produttività umana: il Tempo Sedia

Da anni gli esperti dissertano su come misurare la produttività umana: nuove teorie si sono succedute negli anni, ma alla fine si ritorna sempre al principio: il tempo.
E’ cosa certa la difficoltà di imbrigliare e misurare l’attività intellettiva, più facile è sicuramente la misurazione di fenomeni fisici quali massa, calore e tempo, appunto.

Come misuri un’idea? Un quadro di Leonardo? La soluzione ad un problema? La capacità di mediare e sopportare? La prontezza e la capacità organizzativa?
L’intelletto, la creatività umana si muovono su talmente tanti piani che ridurre tutto a numero è  complesso e i tentativi finora fatti si sono rivelati mere sovrastrutture artificiose, scollegate dalla realtà, e spesso generanti distorsioni ancora maggiori della loro assenza, se non altro per l’inutile lavoro del compilatore.

Allora l’uomo d’azienda come può risolvere il problema? Come valutare il contributo fornito dai diversi dipendenti? Uomini e donne?

Semplice, basta tornare al tempo: il tempo degli schiavi.

Essendo difficile gestire la creatività e l’intelligenza umana si è compreso che era più semplice reprimerla: non conterà più, quindi, chi offre soluzioni geniali, chi è capace di organizzarsi in modo tale da svolgere in minor tempo la quantità di lavoro assegnata (quella persona potrebbe pensare di avere il diritto di passare a fare altro o di dover essere pagata di più per offrire ulteriori prestazioni a parità di trattamento con i colleghi!) ma conterà la tua presenza fisica, appunto il “Tempo Sedia”, da ora in poi TS.

Con il TS si evitano rivendicazioni sulla presunta e difficilmente misurabile intelligenza, si evitano contrasti: SEDUTI siamo tutti uguali.

Non solo, con il TS ho modo di valutare il reale asservimento dei miei dipendenti: quanti, e soprattutto quali, di loro resteranno per ore oltre l’orario regolare, pronti a fornire la prestazione aggiuntiva, per esempio fare una fotocopia, al solerte dirigente che, anche lui ben oltre l’ordinario orario di lavoro, starà sbrigando gli ultimi dettagli improcastinabili? E così avrò avuto modo di valutare in maniera assolutamente obiettiva la devozione (grado di asservimento) del collaboratore.

Quante volte abbiamo sentito lodare un dipendente solo perché presente?
Quante invece per la qualità del lavoro svolto?

9 pensieri su “Una nuova, rivoluzionaria misura della produttività umana: il Tempo Sedia

  1. Monica, mai, dico MAI, come in questo momento storico la creativita’ e’ premiata. I salari dei lavoratori nei paesi liberali sono legati alla produttivita’. Cosi’ io che faccio il ricercatore posso guadagnare 3000 euro in un w/e perche’ ho avuto una buona idea e l’ho venduta bene. Lo stipendio del mio capo e’ circa 15 volte maggiore del mio, perche’ ha molto molto frequentemente idee geniali, sa come risolvere i problemi e lo fa in fretta.

    Sei proprio fuori pista. Il tempo sedia, andra’ bene per gli amministativi, che un timbro su una pratica e’ un timbro sulla pratica, mica cambia. Ma stai tranquilla che quelli che le procedure le disegnano guadagnano infinatemente di piu’…come vedi la creativita’ e’ premiata…

    • Come mai allora si parla di una crisi di proporzioni mostruose?
      Il fatto che tu possa portare esempi contrari a quelli delle statistiche nazionali non credo ne infici la validità.
      Personalmente mi fa piacere sentire che ci sono esempi positivi e sono contenta per la possibilità che il liberismo ti ha offerto di guadagnare molto ed essere soddisfatto di te e del tuo lavoro.
      La realtà di moltissime altre persone non corrisponde alla tua, quindi a meno che tu non possa riportare dati scientifici e statistici su cui ragionare insieme, per me l’ammontare del tuo singolo stipendio non è in grado di spostare i dati che rappresentano la situazione occupazionale del sistema Italia.
      In che settore fai ricerca? Molti dei ricercatori che conosco non credo siano molto contenti del loro stipendio e tanti altri che conosco ormai sono all’estero e non credo vogliano tornare, ma non si sa mai …

  2. Allora Monica, va bene, il mio caso personale non ha importanza. E ti accontento subito: ti fornisco dati scientifici.

    Tenendo presente che la tua tesi (che non sostieni con alcun dato scientifico, ma semplicemente butti li) e’ “Essendo difficile gestire la creatività e l’intelligenza umana si è compreso che era più semplice reprimerla:”

    La mia tesi invece e’ che mai come oggi la creativita’ e l’innovazione sono premiate.

    Come vedrai l’Italia da questo punto di vista e’ quasi terzo mondo. Il nostro sistema economico e’ arretrato e improduttivo. Ma questo non centra niente con la cattiveria dei padroni.

    Qui di seguito alcune voci bibliografiche.

    1- Una bella analisi sul declino dell’economia italiana, giusto per avere un assaggio di come il caso italiano sia unico…. Daveri et al. Italy’s decline: getting the facts right. 2006
    2- Mai come oggi le nazioni e le imprese competono per figure altamente qualificate:
    a- OECD International Mobility of the Highly Skilled, Policy Brief, 2002
    b- Tinagli et al. Sweden In the Creative Age, 2007
    3- Il reddito e’ fortemente correlato con l’istruzione:

    Fai clic per accedere a NYS%20Project_and_Wages%20by%20Educ_Trng.pdf

    4-Queste slide mostrano come un’elevata incidenza di brevetti corrisponda a salari piu’ alti e a maggiori ineguaglianze di reddito. Assieme al fatto che in italia il 45% dei dirigenti/imprenditori ha la terza media o meno spiega anche perche’ i salari dei laureati siano da noi i piu’ bassi d’Europa.
    http://www.csep.ucr.edu/richardsutch/CA_PPP/sld025.htm

    Penso che per ora basti cosi’. E tu per dimostrare che i “padroni osteggiano la creativita’” che dati metti in campo?

    • Le mie riflessioni Oziose, come correttamente catalogate, tali erano e tali restano, riflessioni oziose.
      Probabilmente avrei dovuto specificare che si riferivano strettamente alla situazione italiana, sulla quale mi sembra per di più, dai dati che mi hai fornito, che tu concordi pienamente (grazie per i link).

      Ti invito comunque, prima di dare interpretazioni che vanno oltre a quello che c’è scritto e oltre le dichiarate intenzioni del testo (catalogato sotto discussioni oziose e non sotto Documentazione economico-scientifica) di chiedere chiarimenti, evitando di attribuirmi la maternità di tesi che non ho mai fatto. Il rischio è quello di “discutere” su due piani completamente differenti e del tutto inutilmente.
      (Non ti è sorto il dubbio che stessi parlando dell’Italia quando riferivo “i dati nazionali” e dicevo “la situazione occupazionale del sistema Italia”?)
      Comunque ribadisco che la mia tesi non è che in Italia sono bravi e all’estero no, tutt’altro, le mie considerazioni (riflessioni oziose) partono proprio dal caso Italia e mi scuso se, non avendolo espressamente scritto, posso aver generato confusione.
      Ribadisco inoltre che sono e restano discussioni oziose, o ontologiche o filosofiche, se preferisci utilizzare questi termini, sulle quali, come un perfetto ozioso, non mi aspetto di ricavare nulla o forse di ricavare molto; d’altra parte forse è anche dall’ozio, dal nonsense oltre che dall’inutile che nascono e trovano nutrimento le idee e la creatività.

      Se poi tu avessi indicazioni da fornirmi su come negli altri paesi, per esempio quello che ha la fortuna di ospitarti, vengono effettuate le valutazioni del personale, vengono riconosciuti i meriti e le eccellenze, in maniera trasparente e obiettiva all’interno di grossi sistemi aziendali, te ne sarei infinitamente grata! Questo problema mi è particolarmente a cuore e per ora sono ferma alle considerazioni di Bruno Trentin.

  3. ah, dimenticavo, sono anche io all’estero. Ma la tua tesi non e’ che in Italia i padroni cattivi e odiano la creativita’ mentre il resto del mondo no. Loro sono bravi. La tua affermazione e’ “Come misuri un’idea? Un quadro di Leonardo? La soluzione ad un problema? La capacità di mediare e sopportare? La prontezza e le capacità organizzative? L’intelletto, la creatività umana si muovono su talmente tanti piani che ridurre tutto a numero è complesso ed i tentativi finora fatti si sono rivelati mere sovrastrutture artificiose, scollegate dalla realtà, e spesso generanti distorsioni ancora maggiori della loro assenza, se non altro per l’inutile lavoro del compilatore.”

    Quasi un discorso ontologico: cosa si puo’ conoscere? Bene, non c’e’ poi bisogno di misurare la creativita’. Il mercato lo sa fare benissimo grazie al contrasto di interessi, come i dati che ti ho appena mandato testimoniano.

  4. Mah, Monica, che dire. Pur essendo di sinistra faccio fatica a condividere il linguaggio di Trentin che mi pare assai fumoso. Come se la qualifica bastasse a segnalare la produttivita’ di una persona.

    Semmai segnala la produttivita’ passata che e’ solo parzialmente correlata a quella futura e quella presente.

    Rispetto al resto del tuo commento, mi sembra troppo comodo lanciare il sasso e tirare indietro la mano. Tu sostieni che ai padroni fa comodo imbrigliare la creativita’. Io sostengo che non e’ vero. Anzi.

    In Italia la creativita’ non e’ premiata perche’ per premiare la creativita’ dobbiamo fare esattamente il contrario di quello che dice Trentin. Ovvero premiare il merito e la produttivita’ tramite una differenziazione dei salari.

    (Io non ho nulla contro i sindacati. Ho lavorato per i sindacati e continuero’ ha farlo quando tornero’ in Italia, ma con riserva e conoscendone i limiti..leggi sotto).

    Nelle professioni ad alto contenuto teconologico e di creativita’ si puo’ stare senza toccare la penna per una settimana e poi lavorare sodo domenica, da casa e produrre un balzo in avanti mostruoso. Questo in America lo hanno capito. Nessuno mi chiede dove sono e cosa faccio. Ma ci si pone degli obiettivi comuni, li si negozia col capo. Ci si incontra e si valuta l’avanzamento. Alla fine del periodo stabilito si verificano i risultati. Progetto concluso? e con quali risultati?

    Si sviluppano idee e si cerca di venderle alle imprese che possono essere interessate. In questo modo e’ stabilito il mio salario. E’ chiaro che un contratto nazionale non puo’ catturare la variabilita’ del lavoro creativo. Per questo i sindacati osteggiano qualsiasi premio del merito. Perche’ perderebbero potere.

    • ” Tu sostieni che ai padroni fa comodo imbrigliare la creativita’. Io sostengo che non e’ vero. Anzi.”

      Io sostengo che in molte strutture organizzate italiane, in molte amministrazioni, in molte grandi aziende, e simili, la gerarchia e le lobby (i padroni), unite alla politica delle raccomandazioni e a tanto altro ancora non premia chi merita ma seleziona e premia secondo altre logiche, spesso aiutata dal “presenzialismo”, ironicamente chiamato Tempo Sedia.

      Mi sembra di intuire che il tuo settore sia ad alta “creatività” e credo sia facile concordare sul fatto che consente la selezione per merito (essendo la creatività la caratteristica principale del lavoro) più semplice, forse perfino inevitabile.
      Ma non in tutti i lavori è così; ci sono molti settori, moltissimi, dove l’apporto creativo non è la caratteristica principale del lavoro e dove però quel pizzico di creatività-innovazione che potrebbe essere applicato, viene spesso ostacolato proprio nella logica di preservare lo status quo e conservare i meccanismi che consentono alle lobby di auto-selezionarsi e di cooptarsi, senza alcun riguardo della qualità del lavoro svolto, né della serietà o della preparazione del lavoratore, senza necessariamente arrivare al PhD in fisica, che non serve in tutti i lavori.

      Comunque grazie per i tuoi interventi e per avermi fornito il tuo punto di vista.

  5. Ah Monica, aggiungerei che e’ un po’ diffcile spiegare come viene valutato il merito senza affrontare i meccanismi del mercato del lavoro. Il discorso precedente puo’ sembrarti quindi non chiaro.

    Provvedo subito. Essenzialmente quando non esistono distorsioni del mercato del lavoro (limitazioni nella mobilita’ del lavoro) il matching di offerta e domanda avviene naturalmente. All’interno di questo meccanismo si forma il salario (che e’ la misura della produttivita’).

    Pensa in questi termini. Se io e il mio datore di lavoro siamo liberi di contrattare il mio salario, e lui mi offre poco rispetto alla mia produttivita’, ci sara’ un altro datore di lavoro concorrente in grado offrirmi di piu; Se io chiedo troppo, ci sara’ un altro lavoratore che si offre per meno.

    Ora, se questo ragionamento va bene per quelli come me che hanno tutto da guadagnare sulla flessibilita’, un po’ meno bene va per gli operai e i lavoratori low skilled. E’ qui che il sindacato fa il suo lavoro. E il lavoro del sindacato e’ essere una forma di monopolio: ovvero aggregare interessi simili e vendere il lavoro degli associati ad un prezzo piu’ alto di quello che si formerebbe in un mercato perfettamente concorrenziale.

    Questo pero’ ha degli effetti collaterali. Se e’ vero che migliora le condizioni di chi ha un contratto, riduce per chi non ha un lavoro le chance di trovarlo. Quindi attenti perche’ tutto sta nella misura….

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